domenica 25 marzo 2012

Under 13 Maschile, tutto bene nell'andata dei playoff

BOPERS VOGHERA 24 -- TREZZANO -98
0 - 34 /15 - 57 / 18 - 81 / 24 -98
la partita di andata degli ottavi di finale campionato U13 metteva oggi di fronte i nostri ragazzi alla compagine dell'Olimpia Bopers Voghera.
Assenti Ricky, Fausto e Luca S. per malanni vari e non potendo attingere dai 2000 per concomitanza di impegni, aggreghiamo due ragazze dell'U13 femminile, Sabrina e Alessia.
Trasferta lunga e levataccia dovuta anche all'ora legale... alle 11,30 ci troviamo pero' pronti alla palla a due cominciando bene la partita.
Di fronte pero' Voghera opponeva una squadra farcita di 2000 e l'avvio è tutto di marca Trezzanese che con un parziale di 32 a 0 metteva subito in naftalina il match.
Girandola di sostituzioni, comprese Sabrina e Alessia che si sono comportate molto bene, che permettono a Voghera di mettere a referto qualche canestro.
Divario che pero' si mantiene sempre alto,specchio fedele della differenza fisica e tecnica
delle due squadre in campo e 100 solo sfiorati per il sollievo dei portafogli paterni e materni.
Fine match,saluti,pizza e ritorno a casa a pomeriggio ormai inoltrato.
Match di ritorno Domenica 1 aprile al palaconcordia con palla a due alle 17,00
DG

venerdì 23 marzo 2012

Under 14 precisazioni e riflessioni

Ho scritto delle riflessioni sulla partita che ho visto disputare dai nostri ragazzi contro la squadra di Opera, pensavo che chi si fosse messo con pazienza a leggere lo facesse fino alla fine e valutasse quello che é scritto.

Così non é stato a quanto pare.

Ora mi si accusa (nei commenti) di aver scritto qualche cosa per giustificare la sconfitta di Trezzano in quella partita e quindi di dare un pessimo esempio ai ragazzi adducendo scuse alla loro sconfitta.

Chi ha letto gli altri miei commenti può vedere come non sia mia abitudine giustificare le prestazioni ed i risultati dei ragazzi, anzi mi é stato detto che sono troppo “negativo” nel cercare quello che non va anche nelle prestazioni buone.

Avendo visto comunque quella partita ad Opera, mi é venuto istintivo riepilogare quelle regole di base del gioco del Basket, ovvero quelle regole che a mio parere vanno insegnate e che non sono state fatte rispettare in quella partita.

Ci vuole quindi della fantasia nel vedere una non causa pro causa; quindi come dicevano i latini “alium silere quod voles, primus sile”(se non ricordo male Seneca).

A meno di avere la cosiddetta coda di paglia?

m.c.

mercoledì 21 marzo 2012

Under 13 maschile

Seconda fase campionato Under 13 maschile
La seconda fase del campionato inizia contro Olympia Bopers Voghera.
Serie con partite di andata e ritorno a eliminazione diretta.
ottavo di finale
Andata
Olympia Bopers Voghera - Trezzano Basket
25/03/2012 - 11:30
CENTRO SPORTIVO S.VITTORE - Via S. Vittore 3 VOGHERA (PV)
Ritorno
Trezzano Basket - Olympia Bopers Voghera
01/04/2012 – 17.00
Palestra Comunale - Via Concordia TREZZANO SUL NAVIGLIO (MI)

domenica 18 marzo 2012

Under 14, sconfitta ad Opera

Under 14
Opera 72. Trezzano 48

Se non vengono fatte rispettare alcune norme del gioco del Basket qui sotto riportate , non c'é una partita di Basket, ma un qualcos'altro che francamente non commentiamo, e può essere rischioso per l'integrità fisica dei ragazzi.
Credo che la federazione debba essere un pò più incisiva con chi scende in campo per farle rispettare.

33.1Principio del cilindro
Il principio del cilindro è definito come lo spazio all’interno di un cilindro immaginario occupato da un giocatore sul terreno di gioco. Include lo spazio sopra il giocatore ed è limitato:
Davanti dal palmo delle mani,
• Dietro dai glutei, e
• Lateralmente dai margini esterni delle braccia e delle gambe. Le mani e le braccia possono essere estese davanti al busto, ma non oltre la posizione dei piedi con le braccia piegate al- l’altezza dei gomiti, in modo che gli avambracci e le mani sia- no sollevati. La distanza tra i piedi del giocatore varierà in rela- zione alla sua altezza.

33.2 Principio della verticalità
Durante la gara, ciascun giocatore ha il diritto ad occupare una qualsiasi posizione (cilindro) sul terreno di gioco, a condizione che non sia già occupata da un avversario.
Questo principio tutela lo spazio occupato dal giocatore sul terreno di gioco e lo spazio al di sopra di lui allorché salti verti- calmente, all’interno di questo spazio.
Non appena il giocatore lascia la sua posizione verticale (cilindro) e avviene un contatto di corpo con un avversario che ave- va precedentemente stabilito la propria posizione verticale (ci- lindro), sarà responsabile del contatto il giocatore che ha la- sciato la sua posizione verticale (cilindro).

33.5 Marcamento di un giocatore che non ha il controllo della palla.
Un giocatore che non sia in controllo di palla può muoversi li- beramente sul terreno e occupare qualunque posizione che non sia già occupata da un altro giocatore.
Quando si marca un giocatore che non ha il controllo della palla, devono essere rispettati gli elementi di tempo e di distanza. Un difensore non può prendere posizione così vici- no e/o così velocemente sulla direzione di spostamento di un avversario, a meno che questi non abbia tempo o distanza sufficiente per fermarsi o per cambiare direzione.
La distanza è direttamente proporzionale alla velocità dell’avver- sario, mai inferiore ad 1 passo e mai superiore a 2 passi normali. Se un difensore non rispetta gli elementi di tempo e di distan- za nel prendere la posizione iniziale di difesa legale e avviene un contatto con un avversario, egli è responsabile del contatto. Non appena un difensore ha assunto una posizione iniziale di difesa legale, può muoversi per marcare il suo avversario. Non può impedirgli di oltrepassarlo utilizzando l’estensione delle sue braccia, spalle, fianchi o gambe. Tuttavia può girarsi all’interno del suo cilindro, per evitare un infortunio.
Se il contatto causato da un giocatore limita in qualche modo la libertà di movi- mento di un avversario, tale contatto è un fallo.
L’uso illegale della mano(i) o di un braccio(a) esteso si ha quando un difensore è in posizione difensiva e la sua mano(i) o il braccio(a) sono posti su di un avversario, con o senza palla, e ne rimangono a contatto per impedirgli di avanzare. Toccare ripetutamente o ‘punzecchiare’ un avversario con o senza palla è un fallo, perché può condurre ad un aumento del gioco sporco. Viene considerato fallo:
• L’avvinghiare o agganciare con un braccio o con un gomito il giocatore nel tentativo di ottenere un vantaggio indebito.
• Lo spingere il difensore per impedirgli di giocare o di tentare di giocare la palla, o per ottenere più spazio per sé stesso.
• L’uso dell’avambraccio esteso o della mano, durante il palleggio, per impedire all’avversario di ottenere il controllo della palla.
33.14 Trattenuta
La trattenuta è un contatto personale illegale con un avversa- rio che interferisce con la sua libertà di movimento. Questo contatto (trattenuta) può essere provocato con qualsiasi parte del corpo.
33.15 Spinta
La spinta è un contatto personale illegale con una qualsiasi parte del corpo che si verifica quando un giocatore spinge con forza o tenta di spostare un avversario che sia, o non sia, in controllo di palla.

Detto questo, abbiamo disputato un incontro scialbo senza carattere, con troppi errori sia in realizzazione che in costruzione che in difesa soprattutto.
Ecco i numeri:
Tiro : 35%
11 rimbalzi presi
7 palle recuperate
23 palle perse


Maurizio
Inviato da iPad

lunedì 12 marzo 2012

Under 14 Trezzano 66 vs Corsico 68

Bella partita ieri al palatrezzano, giocata bene da entrambe le squadre, partita tesa e di cuore
sempre punto a punto come si può vedere dal risultato e dai parziali, risolta secondo noi dalle palle perse dai nostri ragazzi, che non vengono compensate da quelle recuperate (ovvero perse dal corsico).
Purtroppo più della metà delle nostre palle perse (passi, passaggi ad avversari, mani di burro, e predate dagli avversari) hanno portato ai successivi 2 punti degli avversari.
Ecco direi che la partita è tutta qui, ben giocata ma con dei vuoti di concentrazione che seppure brevi hanno favorito gli avversari, e poiché alla fine le squadre sia fisicamente che tecnicamente erano molto simili, li hanno portati alla meritata vittoria.
Purtroppo alcuni dei genitori corsichesi non hanno perso l'occasione per farsi riconoscere, con insulti e linguacce!?! (ma é possibile?) ai nostri ragazzi.
Ecco comunque i dati della partita:
1° Q. Trz 17 / Crs 18
2°Q. Trz 19 / Crs 14
3° Q. Trz 15 / Crs 16
4° Q. Trz 15 / Crs 20
Rimbalzi difesa: 4
Rimbalzi attacco: 11
Palle recuperate: 4
Palle perse: 29
Visto che mancano poche partite alla fine vorrei dare le % di tiro dei ragazzi , delle ultime partite da me registrate.
N°Maglia % da 2 % Liberi P. Perse P.Rec Giocate
5 17 50 0,2 0,2 6
6 31 44 1,9 0,8 8
7 42 10 0,2 1,2 12
8 33 29 1,5 1,5 13
10 55 50 0,9 0,9 8
13 45 48 1,5 1,5 12
14 35 33 0,4 0,2 8
15 33 27 0,7 0,2 13
16 51 46 0,9 2,2 12
17 22 25 0,3 0,1 7
18 37 10 1 1,4 7
19 17 0 0,2 0 4
20 23 33 0,8 0,5 11
21 0 0 0 0 4
24 28 37 0,9 0,1 13
Alla prossima speriamo Vittoriosa partita.

m.c.

sabato 10 marzo 2012

Under 13 TREZZANO 75 ROZZANO 42

BICCHIERE MEZZO PIENO O..

Vittoria della nostra Under 13 nella penultima giornata della prima fase.
Di fronte la formazione del Rozzano, che diversi grattacapi ci aveva creato nella partita di andata, vinta a fatica con uno scarto di 9 punti.
Questa volta il margine è ampio e rispecchia meglio i valori in campo.

Rozzano si presenta con diversi 2000 a referto e crea grattacapi alla nostra difesa con il suo giocatore di maggior talento, il divario pero' si dilata con geometrica progressione grazie ad un nostro gioco piu' corale che ci permette di raggiungere il canestro con relativa facilità.
E' purtroppo nei dintorni del canestro avversario che ritroviamo la parte mezza vuota del bicchiere, ovvero la nostra scarsa precisione nei tiri a canestro. Anche ragazzi solitamente quasi implacabili oggi si trovano con le polveri bagnate, i canestri semplici diventano quasi montagne invalicabili e questo ci impedisce di scavare quel solco che il gioco prodotto meriterebbe.

Siamo pero' abbastanza attenti in difesa e la somma delle cose mantiene il punteggio relativamente basso.
Negli spogliatoi all'intervallo strigliata propedeutica per richiamare i ragazzi ad un maggiore impegno e concentrazione.
In avvio del terzo quarto una difesa maggiormente attenta di Trezzano permette di disinnescare quasi totalmente le azioni di attacco di Rozzano,inoltre una serie di contropiedi su palle recuperate a metacampo spegne del tutto le speranze di rientro in partita dei nostri avversari.

Il divario si dilata sempre piu' nel quarto periodo,permettendo alle panchine un valzer di cambi che danno modo a tutti i giocatori di dare il loro apporto alla partita.
Prossima partita sabato a Mortara, ultima della prima fase.

Complimenti a tutti comunque per la vittoria.

GD

domenica 4 marzo 2012

Under 13, larga vittoria

AR@UND 23 TREZZANO 107
Terz'ultimo impegno per i ragazzi della Under 13 impegnati in trasferta a Parona contro la compagine del Basket Ar@und.
Risultato mai in discussione,nonostante l'impegno degli avversari,troppo il divario tecnico tra le due compagini.
Partita comunque proficua,perchè ha permesso di dare minuti di gioco anche a chi normalmente gioca meno.
Ci stiamo avvicinando alla fine della prima fase,ancora due partite da giocare, una in casa contro Rozzano e una in trasferta a Mortara,prima di delineare la classifica.
Nella seconda fase i due gironi vedranno le squadre incrociarsi in ordine inverso,la prima del gironeA contro l'ultima del girone B,la seconda contro la penultima e cosi' via....
Ci saranno partite ad eliminazione diretta con andata e ritorno, i cali di concentrazione saranno difficili da recuperare....
Ci aspettiamo che i nostri ragazzi,tutti,a partire dal prossimo impegno con Rozzano, crescano in concentrazione ed intensità.
Anche chi gioca pochi minuti lo faccia sempre a 100 all'ora.
p.s. si mangia e si beve grazie a Davide e Lorenzo....

GD

Under 14, prestazione positiva

Trezzano 91 VS Melegnano 50
Finalmente una bella partita, giocata bene soprattutto in attacco, con una messe di rimbalzi presi sia in attacco che in difesa pochissime palle perse e un buon numero di palle recuperate.
Percentuali molto buone, e soprattutto all'inizio ottime; abbiamo avuto delle percentuali individuali dal 50% al 68%, 73%, fino addirittura al 75%!!, mai viste, credo, a Trezzano.
Certo é anche merito della difesa avversaria, ma la grinta e l'impegno si sono visti fin dall'inizio.
Il lato negativo é che adesso si saranno montati e la prossima partita sarà giocata con sufficienza e quindi a rischio sconfitta.

Ecco i parziali:
Trz / Mlg. 29 / 8 ; 19 / 13 ; 23 / 16 ; 20 / 13
21 palle recuperate ; 8 palle perse ; 17 rimbalzi totali.
Speriamo di continuare con costanza e ripetere le buona prestazione di oggi anche nelle prossime.

venerdì 2 marzo 2012

Basket vs Calcio 2°parte

Prosegue da qui

9. Tutte le squadre nascono uguali, perché l’NBA è un sistema essenzialmente democratico. Prima di tutto, c’è da capire che l’NBA è una Lega vera e propria, proprietaria di tutte le squadre che la compongono. È per questo che le squadre si chiamano “franchigie” – esattamente come un McDonald’s, il proprietario non possiede la squadra; piuttosto, la prende in affitto dalla Lega. Ed è per questo che, ogni tanto, la Lega accetta di spostare una “franchigia” da una città ad un altra. Cosa orribile, questa, soprattutto per un ex-simpatizzante dei Seattle Supersonics (ora Oklahoma City Thunder) come il sottoscritto. L’aspetto fondamentalmente equo e democratico di questo sistema è che l’NBA è un gioco a somma zero. In altre parole: non si possono aggiungere soldi al sistema e ogni squadra ha a disposizione lo stesso monte stipendi; ergo, i giocatori possono solo essere scambiati, non comprati, e lo scambio deve avvenire in modo equo, cioè un giocatore deve essere scambiato con uno o più giocatori solo se i contratti dei giocatori coinvolti vengono rispettati e non creano poi, nella squadra destinazione, un monte stipendi che supera il limite del salary cap (questo perché, essenzialmente, il giocatore firma “un contratto con la Lega”, e il contratto vale fino al suo scadere, indipendentemente dalla casacca indossata dal giocatore). Ergo non può arrivare un Abramovich o un Moratti qualsiasi a rovinare il mercato e ad assicurarsi una squadra forte grazie ad una capacità d’acquisto più elevata della competizione; ergo, le squadre forti vengono messe assieme dai direttori sportivi bravi, scaltri e intelligenti, non dai presidenti ricchi. Ad esempio, gli attuali Los Angeles Lakers hanno vinto le ultime due edizioni delle NBA Finals principalmente grazie all’acquisizione di Pau Gasol, eccellente ed efficientissimo centro / ala grande spagnolo, quattro volte membro dell’All Star Team e vincitore del premio Rookie Of The Year nel 2001 con i Memphis Grizzlies. Beh, Gasol, per qualche ragione, è passato dai suddetti Grizzlies ai Lakers nel febbraio del 2008, in cambio, oltre a qualche futura scelta nel draft (vedi punto successivo), di Javaris Crittenton (boh), Aaron McKie (boh), il pessimo FAIL Kwame Brown, e i diritti a Marc Gasol, decente centro e fratello minore di Pau. Appena è arrivato ai Lakers, Pau si è subito trovato da Dio con Kobe Bryant e ha aiutato la squadra ad arrivare a fine stagione con il miglior record nella Western Conference (57 vinte contro 25 perse). Con Gasol in campo, i Lakers vinsero 22 delle loro successive 27 partite (avendone vinte solo 35 su 55 prima del suo arrivo). Nel 2008 la squadra poi raggiunse i Finals, perdendo contro i Celtics, vincendo però le due stagioni successive. E tutto questo grazie ad uno scambio ben orchestrato da parte dei direttori sportivi e dei dirigenti dei Lakers. Non grazie alle tasche profonde di un arabo. E dato che ogni squadra possiede lo stesso monte stipendi, le uniche situazioni in cui una squadra si può trovare a dare tantissimi soldi a un giocatore scarso che nessuno vuole (vedi i Knicks con Curry) è perché la dirigenza ha commesso un errore di valutazione.

10. Sempre in onore della democrazia, nell’NBA i nuovi giovani talenti non vengono acquistati a 17 anni dal Milan per 20 miloni di euro. Anzi: finiscono, quasi sempre, nelle squadre che ne hanno più bisogno, tramite il sistema del Draft, evento estivo annuale tramite il quale nuovi giocatori entrano nella Lega. E la loro destinazione viene scelta tramite una lotteria tra le squadre più deboli dell’anno precedente. In pratica, le 14 squadre che non si qualificano ai playoff vengono classificate dalla peggiore alla migliore e viene loro concessa una probabilità decrescente di ottenere la prima scelta del draft. Cioè: la squadra peggiore avrà il 25% di possibilità di ottenere la prima scelta (e quindi il giocatore migliore), la seconda peggior squadra il 20% di probabilità, e via così, fino a una chance dello 0,5% per la quattordicesima peggior squadra. Di nuovo, questo sistema è mirato a massimizzare i ritorni dei direttori sportivi scaltri, dando loro la possibilità di rifondare un’intera franchigia con una scelta azzeccata: basti pensare a cos’è successo a Cleveland quando hanno selezionato LeBron James nel 2003, o i Clippers, da sempre una franchigia estremamente sfigata, diventata quest’anno una delle squadre più amate della Lega, grazie al draft dell’alieno Blake “The Quake” Griffin, un’ala grande che, oltre ad essere una macchina da punti e da rimbalzo, schiaccia in modo così spettacolare che guardare la clip delle sue migliori schiacciate del mese è come vedere le migliori schiacciate in carriera di qualsiasi altro giocatore attivo oggi nella Lega. Come esempio opposto, si potrebbero menzionare svariate cavolate mostruose compiute tra il 2002 e il 2007: i Raptors che scelgono Bargnani al posto di Brandon Roy, Portland che sceglie il perennemente infortunato Greg Oden (poverino) al posto dell’ala Kevin Durant, attualmente il più splendente giovane talento della Lega. Senza parlare dei Washington Wizards nel 2001: Kwame Brown (aka l’anti-basket) al posto di Pau Gasol. Per apprezzare l’ironia di questa scelta, vi rimando alla lettura del punto precedente.

11. Poche righe fa mi sono riferito a Blake Griffin come a Blake “The Quake” Griffin. In realtà, il suo soprannome “ufficiale” è “The Poster Child” – un gioco di parole che mira ad unire “poster child”, cioè una persona simbolo di una causa (in questo caso le schiacciate ASSURDE), con “poster”, cioè una schiacciata talmente violenta che, se fotografata, è degna di diventare un poster (vedi anche il verbo to posterize) e “child”, perché Griffin È NATO NEL 1989. Tutto questo per dire che sì: l’NBA ha i soprannomi ufficiali. E spaccano. Due esempi: Paul Pierce è noto come “The Truth” (“La verità”), che è talmente figo che non ha bisogno di commento, ed è talmente ufficiale che la sua pagina di Wikipedia inizia così: “Paul Pierce, also known as The Truth, is a…”; Glen Davis è noto come “Big Baby”, perché assomiglia, appunto, a un neonato gigante. Ah, e generalmente parlando, il modo in cui si commenta l’NBA è divertentissimo. Ad esempio: “Kobe Bryant baptizes Dwight Howard!” – cioè: lo battezza, schiacciandogli in faccia. Oppure, “That should be illegal!” Tutte cose divertenti. Nel calcio cosa c’è? Ve lo dico io, cosa c’è. C’è il “Gollasso” di Altafini.

12. Parlando di come si discute di basket, un altro punto fondamentale è come ne scrivono i giornalisti. L’esempio principe, per me, è il grandissimo Bill Simmons. Anche noto come “The Sports Guy”, Simmons è nato come blogger e fondatore del sito BostonSportsGuy.com, ma l’attenzione e la cura con la quale aveva sviluppato il suo blog l’ha portato ad essere chiamato da ESPN – la madre delle emittenti sportivi americani – per curare una rubrica d’opinione per la “Page 2” del sito ESPN.com. Piano piano, la sua rubrica è diventata il centro dell’intera sezione opinionistica di ESPN. Nel 2009, le sue rubriche sono state lette da svariate centinaia di migliaia di utenti, e viste milioni di volte. L’anno scorso, Simmons ha dato alla stampa The Book of Basketball: The NBA According to the Sports Guy, con un introduzione di Malcolm Gladwell – un tomo “definitivo” di 800 pagine che ha debuttato al numero uno per i libri non-fiction in America e che ha il dubbio onore di essere il mio libro di non-fiction sportiva preferita. Questo perché, molto semplicemente, Simmons è leggibilissimo, coltissimo, e fa morire dalle risate. È esilarante, chiaro, ed estremamente godibile, e spinge il lettore ad appassionarsi agli argomenti di cui parla, mischiando il tono di un vero fan con un’intelligenza acuta e una profonda analisi del gioco, assieme ad una quantità enorme di riferimenti alla cultura popolare – cinema, musica, e televisione – e alla sua vita privata. Ultimamente inserisce il suo primogenito nei pezzi, e dato che casa sua è ormai gestita interamente dai bisogni del piccolo, l’ha ribattezzato come “The CEO”. A volte include anche sua moglie nei suoi articoli – la “Sports Gal” – e lei sta al gioco, finendo per parlare quasi esclusivamente di The Hills e della sua incapacità di comprendere il concetto di handicap nel golf. E Simmons fa tutto questo parlando intelligentemente del gioco, delle dinamiche in campo, delle caratteristiche tecniche e umane delle squadre, usando la statistica in modo interessante. Tutte cose che, ad esempio, il discorso calcistico in Italia non fa. Qui da noi, a quanto pare, è più interessante sentire buffoni come Franco Ordine che urlano e si incazzano, o sacchi di noia come Mario Sconcerti fare domande sempre polemiche ad allenatori che non hanno, visibilmente, la minima voglia di rispondere.

13. Ultimamente, anche i media italiani hanno iniziato a parlare di basket. Guardate la prima pagina della Gazzetta dello Sport e lo noterete anche voi: c’è sempre un articolo che ricapitola le partite della notte precedente. Questo perché, mi piace pensare, gli italiani si stanno accorgendo di quanto sia divertente seguire l’NBA. Ed è anche perché è molto più facile seguirla, oggi, grazie a due fantastiche piattaforme ufficiali create dalla Lega: NBA LeaguePass Broadband e NBA GameTime. La prima ti permette, per meno di cento dollari l’anno, di vedere OGNI partita dell’NBA sia in diretta che in archivio, sia intera che riassunta, con la possibilità di mettere in pausa e di vedere tutto in alta risoluzione, direttamente sul tuo computer, e ti permette di navigare all’interno di ogni partita per vedere solo azioni di un certo tipo o di un certo giocatore. È estremamente intuitivo, ben fatto, poco costoso, e fruibile. E, sempre in onore di queste tre virtù, l’NBA ha da poco lanciato anche GameTime, un applicazione per iPod, iPad e Android che permette l’accesso mobile al tuo LeaguePass. Praticamente l’esatto opposto di spendere 300 euro l’anno per Sky Sport, ed essere costretti a vedere il faccione di Mario Sconcerti in salotto.

14. I personaggi: giocatori/intrattenitori che hanno reso il basket il mio sport del cuore. Kevin Love, il goffo bianco capace di prendere più rimbalzi di tutti non tanto grazie alla forza fisica, ma grazie alla tecnica, e capace di tirare da tre come pochi altri nell’NBA—sicuramente come nessun altro rimbalzista. Ron Artest, bizzaro difensore con qualche problema psico-emotivo che, dopo aver vinto le NBA Finals, ha ringraziato il suo psichiatra in diretta. E poi c’è LeBron James, che è in questa lista non perché lo amo, ma perché lo odio. James è, indubbiamente, il più forte giocatore di pallacanestro al mondo. È un mostro di atletismo, è veloce, è potente, è tecnico, capisce il gioco, sa passare, sa prendere i rimbalzi. È stato MVP (Most Valuable Player) del torneo per gli ultimi due anni consecutivi. Mai, dai tempi di Michael Jordan, è stato così evidente chi fosse “il migliore”. Quando lo vedi correre verso canestro sembra, per rubare un’espressione a un blogger di NBA Off-Season, un muro di mattoni attaccato a un razzo. LeBron James ha, totalmente da solo, portato gli sfigatissimi Cavs di Cleveland alle NBA Finals nel 2007, per la prima volta nella loro storia. Bene, questo giocatore, capace di risollevare le sorti di un’intera città, è diventato il nemico pubblico numero uno dell’intera nazione quando, quest’estate, durante una delle free agencies più interessanti della storia dell’NBA – cioé la fase in cui i giocatori senza contratto possono scegliere per che squadra firmare – ha deciso di vendere la diretta della sua decisione a ESPN (“The Decision”). Le opzioni sembravano essere, a) prolungare per Cleveland, b) diventare il nuovo Re di New York, oppure c) unirsi a Dwyane Wade e smezzarsi il ruolo di leader con lui ai Miami Heat. Ovviamente, tutti pensavano che, avendo deciso di fare tutto un circo con la diretta della sua decisione, LeBron avrebbe trasformato quel programma in una dichiarazione d’amore verso il suo stato natale (James è di Akron, Ohio, a poche miglia da Cleveland). E invece no: King James ha costretto tutti ad assistere mentre dichiarava «This fall I’ve decided to take my talents to South Beach and join the Miami Heat». E oggi, adoro tifare contro i Miami Heat di LeBron James, come fa tutta l’America, d’altronde, a parte quei 300 tifosi che si presentano all’arena di Miami piuttosto che andare in spiaggia. Perché si sa, nello sport è bello amare alcune cose, ma è ugualmente bello trovarne altre da odiare.

15. E poi c’è Kevin Durant: l’esatto opposto di LeBron James. James si prende sul serio, fa la star con gli orecchini di diamanti, si tatua “The Chosen One” sulle spalle, e fa le schifezze come unirsi ad altri campioni a tavolino apposta per vincere i titoli. Kevin Durant, invece, l’anno scorso è diventato il più giovane giocatore della storia a finire la stagione con la più alta media punti a partita—30.1 punti di media a 21 anni, ed è arrivato secondo nelle votazioni per l’MVP, proprio dopo James, ma non ha nemmeno un tatuaggio. Kevin Durant, l’estate in cui James ha messo su il circo della cosiddetta “Decision”, e ha deluso un’intera città, ha annunciato di aver esteso il suo contratto con la sua piccola squadra, gli Oklahoma City Thunder, sul suo twitter. Mentre James si fa vedere a tutte le feste “cool” con i suoi amici “celeb”, Durant si allena duro fino a tardi e poi fa dei video blog con due suoi compagni di squadra – Jeff Green e James Harden – in cui i tre, rinominandosi “The Broingtons”, cantano in playback canzoni r’n'b e fanno gli scemi. Durant è il giocatore che non usa il suo twitter per criticare le decisioni degli arbitri, per insultare altri giocatori, o per chiedere un trasferimento: lo usa per mandare ai suoi followers foto di un peanut butter and jelly sandwich particolarmente cicciottoso. E quest’estate, quando tutti i giocatori “famosi” erano troppo preoccupati a cercare casa a South Beach per partecipare alla Coppa del Mondo FIBA, Durant è emerso come capitano della nazionale americana e l’ha portata alla vittoria. E il numero che Durant porta sulla maglia non è il Jordaniano 23 di LeBron James a Cleveland, ennesimo esempio di megalomania, ma il 35, scelto in onore del suo primo allenatore, “Big Chucky”, ucciso in uno scontro a fuoco all’età di 35 anni. C’è una ragione se NBA Off-Season ha appena lanciato una maglietta con sopra scritto: DURANT, Basketball Savior.

16. Prima di salutarvi, vorrei aggiungere che, ovviamente, non è solo per via della fruibilità dell’NBA e del divertimento che propone che tutt’a un tratto iniziamo a trovarne articoli sulla prima pagina della Gazza (vedi punto 13). No. È per via della presenza nell’NBA di tre giocatori italiani: Marco Belinelli, nei New Orleans Hornets, Andrea Bargnani, nei Toronto Raptors, e uno dei nuovi eroi di New York, quel Danilo Gallinari titolare e stella nascente dei New York Knicks, da Sant’Angelo Lodigiano, eletto l’anno scorso uno dei dieci scapoli più desiderati di New York. Non male. E non è affatto male, poi, quando gli entra una bomba da tre, vedere il super fan Spike Lee alzarsi in piedi tutto eccitato a bordo campo per esprimere la sua approvazione facendogli svariati gesti con le mani teoricamente “italiani”. Generalmente, gli fa il “che cazzo vuoi?”, perché, come tutti gli americani, non ha ben capito come gesticoliamo. È un enorme piacere vedere i New York Knicks, con la loro storia e il loro charme, tornare a essere rilevanti, principalmente grazie all’arrivo del gigantesco Amar’e Stoudemire e dell’ottimo rookie Landry Fields. Ed è bellissimo sapere che c’è un ragazzino lombardo, lì in mezzo, a tenere alto l’onore del Madison Square Garden. Peccato solo che vivo a Milano, non a New York.

Tratto dal Numero 1 di Studio

Tim Small Giornalista


Tim Small è il direttore responsabile di Vice Italia, il fiction editor di Vice America e il fondatore e direttore editoriale di The Milan Review, casa editrice indipendente che pubblica, tra le altre cose, l’omonima rivista letteraria semestrale in lingua inglese.